La conferenza del cardinale Ravasi inaugura le “JP2 Lectures” all’Angelicum

 Lunedì 19 ottobre, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, l’Angelicum, si è tenuta la prima di una serie di “JP2 Lectures”, organizzate dall’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II. La conferenza – “Does Christianity need Culture?” – è stata tenuta dal Cardinale Gianfranco Ravasi. Alla luce della pandemia di coronavirus in corso, la conferenza si è tenuta online.

Il Cardinale Ravasi ha iniziato il suo intervento ricordando che il riconoscimento della cultura come concetto relativo alle persone è apparso per la prima volta nel XVII secolo. La parola ha avuto origine in latino ed è stata usata dagli antichi esclusivamente in un contesto agricolo, in relazione all’agricoltura e alla coltivazione. La nostra comprensione contemporanea di questo concetto è quindi plasmata dai significati imposti dai teorici europei, soprattutto durante l’Illuminismo, ma anche dalle sue definizioni successive, ancora oggi utilizzate. È anche significativo che solo nel XVIII secolo la parola “cultura” ha cominciato ad essere usata al plurale. Fino ad allora, si era supposto che ci fosse una sola “cultura”, cioè la cultura europea. Ora si è cominciato a parlare di culture – il Cardinale Ravasi ha concluso cosí la sua riflessione introduttiva.

In che modo una tale concezione della cultura è utile a un teologo? Si vede che le distinzioni introdotte dal mondo accademico riguardo alla cultura sono strumenti utili per analizzare la storia dell’Apocalisse. Il Cardinale Ravasi fornisce l’esempio dell’Antico Testamento, che presenta e contrappone le culture nomadi a quelle urbane e agrarie. Nel Nuovo Testamento vediamo che il cristianesimo è nato in un mondo caratterizzato da diverse culture che interagiscono tra loro: La cultura greca, quella romana, quella ebraica, quella palestinese e quella della diaspora. In questo modo, l’eterno Logos ha incontrato una varietà di culture che oggi possiamo riconoscere e identificare nel testo biblico, riassunto dal Cardinale Ravasi.

In un discorso alla Pontificia Commissione Biblica nel 1979, Giovanni Paolo II ha descritto questo fenomeno con le seguenti parole: “La stessa Parola di Dio è diventata un linguaggio umano, adottando modi di espressione nelle diverse culture, che sono state così dotate del venerabile mistero dell’amore redentore di Dio, rendendolo accessibile e comprensibile alle generazioni nonostante la grande diversità delle loro situazioni storiche”. Il Cardinale Ravasi ha anche invocato il pensiero dei Padri della Chiesa e le loro riflessioni sui “semi del Logos”.

Tornando così alla questione posta nel titolo: la cultura è essenziale per il cristianesimo per sostenerla in un mondo che oggi si è allontanato dai modelli antropologici e filosofici cristiani. La sfida per il cristianesimo di oggi – e la religione in generale – non è tanto l’ateismo, percepito come una certa filosofia, quanto piuttosto l’apatia, con la quale non si può confrontarsi. Questa apatia religiosa non può essere contrastata come quella di San Tommaso. Il discorso razionale non può dissipare una vaga indifferenza. Tuttavia, la cultura può fornire un certo aiuto, ha dichiarato il Cardinale Ravasi.

Il testo completo della lezione può essere trovato qui.