JP2 Lectures // prof. John Finnis: John Paul II and the Fundamentals of Ethics

Il 19 novembre si è svolta online un’altra delle lezioni del ciclo di GP II, “John Paul II and the Fundamentals of Ethics”, tenuta dall’ eminente filosofo del diritto, il Prof. John Finnis. Il suo discorso si è concentrato sui problemi etici e metafisici del cristianesimo nel mondo moderno. Questo è stato il secondo evento della serie organizzata dall’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II, istituito quest’anno all’Angelicum di Roma dalla comunità “Teologia Polityczna”.

I beni e i danni intrinseci alle persone e alle loro associazioni iniziano solo in questa vita, e semplicemente non possono essere valutati l’uno contro l’altro […] usando la ragione e non facendo alcun uso di norme morali nel processo di valutazione. La provvidenza umana e la valutazione non possono mai concludere che la scelta di uccidere una persona innocente […] comporterà meno danni in generale, e a lungo termine, della scelta di astenersi – ha detto il Prof. John Finns in una delle serie di “JP II Lectures”, organizzate dall’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II all’Angelicum di Roma.

Gli ascoltatori sono stati accolti da p. Dominic Holtz OP – Vice Decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma – l’Angelicum. P. Holtz ha ringraziato quelle persone senza le quali questo evento, per non dire l’intero ciclo, non avrebbe potuto avere luogo: P. Michał Paluch OP, Rettore dell’Angelicum, P. Serge-Thomas Bonino OP – Decano della Facoltà di Filosofia e P. Ryszard Rybka OP – Direttore dell’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II di Roma. Un ringraziamento particolare alla Fondazione San Nicola e al Presidente, Dariusz Karłowicz, presente all’incontro, e alla Fondazione Futura Iuventa, che hanno dato vita all’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II.

Il Presidente della Fondazione San Nicola, Dariusz Karłowicz, è intervenuto successivamente, presentando una breve introduzione dell’oratore principale. Il Prof. John Mitchell Finnis è nato nel 1940 nel Sud dell’Australia. Avvocato e filosofo, ha insegnato all’Università di Oxford negli anni 1965-2010, dove attualmente è professore emerito di Diritto e Filosofia Legale. Ha anche insegnato all’Università di Notre Dame in Indiana negli anni 1995-2020 come professore. È l’autore di: Diritto naturale e diritti naturali (1980; 2011); Fondamenti di etica (1983); Assoluti morali (1991); Aquinas: Teoria morale, politica e giuridica (1995); e cinque volumi di Saggi raccolti (2011). Tra il 1986-1991 è stato membro della Commissione Teologica Internazionale; consulente del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax nel 1978-89, e membro nel 1990-1995; e membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita negli anni 2001-2016.

Dopo le dichiarazioni introduttive, il Prof. John Finnis ha iniziato il suo intervento concentrandosi su tre delle encicliche di Papa Giovanni Paolo II che, secondo il Prof. Finnis, hanno delineato una concezione dei fondamenti dell’etica: Redemptor hominis, Laborem exercens e Veritatis splendor, oltre a diverse altre dichiarazioni del periodo del suo pontificato. Esse servono a illustrare una delle più importanti proposizioni dell’insegnamento cristiano, e cioè che alcuni importanti elementi dell’insegnamento cristiano riaffermano e rendono più ampiamente disponibili gli equivalenti insegnamenti della buona filosofia – un esempio qui può essere l’area della normatività, che i principi e i precetti originati dalla filosofia corrispondono alla legge enunciata nel decalogo e presentata da San Paolo nella sua Lettera ai Romani. Seguendo la tradizione di San Tommaso d’Aquino, possiamo concludere che i principi del decalogo hanno un carattere prevalentemente naturale, cioè sono universalmente accessibili alla ragione umana, senza l’aiuto della Rivelazione.

Come ha spiegato ulteriormente il Prof. Finnis, le riflessioni di Giovanni Paolo II del suo periodo pre-papale si fondano sul principio che, per comprendere la natura umana, prima di tentare un’analisi metafisica o filosofica, dobbiamo prima considerare il suo aspetto etico. Parlando dell’enciclica Laborem exercens, il Prof. Finnis ne spiega all’inizio il significato. Il filo conduttore è il mistero della creazione – “Perché con il lavoro, infatti, l’uomo compie, sviluppa o realizza se stesso: cioè, ciascuno di noi partecipa alla creazione di Dio su di noi, anche quando l’opera – a cui stiamo lavorando, o a cui lavoriamo – è umile nel suo ‘carattere oggettivo’ di lavoro”.

Il lavoro è inteso nell’enciclica in due modi. In primo luogo, ha un senso oggettivo – si riferisce alla realtà esterna – può consistere, ad esempio, nell’elaborazione di alcune risorse naturali per mezzo di strumenti, con il risultato di sviluppare un nuovo prodotto. Una caratteristica essenziale del lavoro oggettivo è la possibilità di osservare l’attività come fenomeno nel tempo e nello spazio. Tuttavia, questo lavoro, avendo origine nell’entità, è rivolto alla realtà esterna. È interessante notare che il Prof. Finnis, pur sottolineando che questa esteriorità riguarda la volontà, include anche la preghiera o la contemplazione nella categoria indicata – anche se può essere osservata solo da chi prega o contempla.

Pertanto, l’aspetto oggettivo del lavoro – secondo Laborem exercens – è la realizzazione del comando di Dio per l’uomo di sottomettere e dominare la Terra. Secondo il messaggio dell’enciclica, il lavoro ha un aspetto profondamente etico, costituendo una manifestazione tangibile dell’auto-costituzione dell’uomo libero. Come sottolinea il Prof. Finnis, riflessioni simili sono state trovate nell’enciclica Gaudium et spes e si sono poi espresse in La Persona Attiva di Wojtyła.

Queste considerazioni racchiudono l’insegnamento chiave di Giovanni Paolo II sulla trascendenza di una persona. Suppone la possibilità, come risultato del libero arbitrio, di superare strutturalmente i propri confini. La libera scelta costituisce il fenomeno che chiamiamo identità.

Un’altra importante questione menzionata dal Prof. Finnis, presente sia in La Persona Attiva che in Laborem exercens è la caratteristica permanenza degli atti umani compiuti all’interno di questa libertà – essi vivono in una persona grazie ai valori morali che rappresentano. Come sottolinea il Prof. Finnis, il lavoro ha anche un aspetto soggettivo, che si rivela nel pensiero di una persona sul suo atto, e quindi si fa anche oggetto di un determinato oggetto. Questo è strettamente legato al messaggio dell’enciclica, che afferma che lo scopo di ogni opera è sempre in definitiva l’Uomo.

La libera scelta costituisce il fenomeno che chiamiamo identità.

Nella parte successiva del discorso il Prof. Finnis ha iniziato ad analizzare la Redemptor hominis, la prima enciclica di Giovanni Paolo II. Secondo la sua interpretazione, questo documento presenta l’intelletto e la volontà come elementi essenziali nelle scelte e nelle azioni autodeterminanti. Ne consegue che la coscienza è intesa come una sorta di comprensione delle proposte di azione. La comprensione di questi temi è, secondo il Prof. Finnis, impossibile senza mettersi al posto della persona che fa la scelta, cioè il “punto di vista interno”, essenziale per comprendere Veritatis splendor.

Passando all’enciclica Veritatis splendor, il Prof. Finnis sottolinea che, pur essendo principalmente dottrinale, magisteriale e apostolica, è allo stesso tempo un’opera teologica e cerca di essere una sana filosofia. Il prof. Finnis ritiene che il ricorso al pensiero di Max Scheler sia stato di scarso aiuto. Uno dei capitoli chiave è l’analisi delle quattro correnti di pensiero che convergono sul dissenso dal costante insegnamento morale della Chiesa. Giovanni Paolo II affronta molte di queste accuse, riguardanti, tra l’altro, la comunione del matrimonio, la definizione della coscienza e lo stato di verità.

Il Prof. Finnis si sofferma poi sull’attuale “proporzionalismo”, che è il più attentamente identificato e discusso nell’enciclica, e sottolinea che “… secondo questa linea di pensiero, un’azione particolare non può essere giudicata, o valutata in coscienza, per essere, nelle circostanze, sbagliata, fino a quando non si siano soppesate tutte le motivazioni e le circostanze della persona che agisce, comprese le probabili conseguenze a lungo termine. E allora il suo torto è semplicemente una nocività sproporzionata o una probabile nocività rispetto ai “valori” o ai beni umani moralmente rilevanti”. Senza una tale valutazione individualizzata della proporzionalità, nessun precetto o “comandamento” generale può essere veramente più di un richiamo a valori e ideali o orientamenti importanti per considerare ciò che l’amore di Dio e del prossimo richiede nella situazione in cui si deve valutare la scelta se impegnarsi o meno in un particolare atto (di sesso non coniugale, aborto, o eutanasia, ecc. Questa valutazione, ripeto, deve essere fatta, hanno detto questi teologi, alla luce delle proporzioni del bene e del male, del valore e del disvalore, prevedibili nei probabili risultati a lungo o medio termine delle alternative – di impegnarsi o, in alternativa, di non impegnarsi in quell’atto in quel tipo di situazione.

La cosa più importante, secondo Giovanni Paolo II, la moralità del comportamento è valutata solo in base alle azioni sulle quali il soggetto ha avuto la possibilità di scegliere liberamente. Egli sottolinea anche che l’essenza stessa dell’atto è importante – non solo l’intenzione, lo scopo o la circostanza che lo accompagna. Inoltre, egli distingue una categoria di azioni intrinsecamente malvagie – indipendentemente dalle variabili prevalenti.

Nella parte finale del suo discorso, il Prof. Finnis sottolinea che: “I beni e i danni che sono intrinseci alle persone e alle loro associazioni iniziano solo in questa vita, e semplicemente non possono essere valutati l’uno contro l’altro nel modo in cui i proporzionalisti propongono, cioè usando la propria ragione, ma non facendo uso di norme morali nel processo di valutazione. La provvidenza umana e la valutazione non possono mai giungere alla conclusione che la scelta di uccidere un innocente o di commettere adulterio comporterà meno danni in generale e a lungo termine rispetto alla scelta di astenersi”.

La cosa più importante, secondo Giovanni Paolo II, la moralità del comportamento è valutata solo in base alle azioni sulle quali il soggetto ha avuto la possibilità di scegliere liberamente.

Come indicato dal Prof. Finnis alla fine della sua lezione, gli atti considerati intrinsecamente malvagi hanno un duplice effetto. Non producono semplicemente cambiamenti nello stato delle cose al di fuori della volontà della persona che agisce: gli effetti transitivi della scelta. Si prende anche una decisione su se stessi, creando così un effetto intransitivo, costituendo se stessi come il tipo di persona che fa queste cose.

L’ultima parte dell’evento è stata un’occasione per il pubblico per parlare. Tra l’altro, il pubblico era interessato alla possibilità di dialogo tra la legge naturale e le correnti ideologiche contemporanee, a come l’etica cristiana risponde alle conclusioni della moderna scienza empirica, e se esiste una piattaforma per il dialogo cristiano-scientifico nel campo dell’etica. Ci si è anche interrogati sull’attualità dell’enciclica Veritatis splendor e sullo statuto ontologico del diritto naturale.

Sintesi: Hanna Nowak

Il testo completo della lezione può essere trovato qui.

Il testo completo della conferenza.