JP2 Lectures // prof. Marek A. Cichocki: European Identity. North and South: the main line of divide

Giovedì 21 gennaio si è tenuta un’altra conferenza dell’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II all’Angelicum di Roma. La conferenza era intitolata ‘L’identità dell’Europa: Nord e Sud – la linea di demarcazione’ ed è stata tenuta dal Prof. Marek A. Cichocki, professore del Collegio d’Europa di Natolin e anche co-fondatore di Teologia Polityczna, nonché direttore di “Nowa Europa” e autore del libro “Nord e Sud. Saggi sulla storia e la cultura polacca”.

Questa prima conferenza dell’anno della serie “JP2 lectures” è stata presentata da Alejandro Crosthwaite OP, Decano di Scienze Sociali all’Angelicum. Ha portato in primo piano le idee principali di questo ciclo di conferenze e ha delineato le prossime conferenze ed eventi. Dariusz Karłowicz ha poi preso la parola, conducendo gli ascoltatori nei temi di discussione e presentando le principali tesi e ipotesi.

Marek A. Cichocki ha iniziato con un’osservazione su come la questione dell’identità europea debba essere considerata nel contesto della cultura cristiana. Infatti, la sua continuità ha avuto un’influenza fondamentale nella definizione dell’Europa. L’Europa contemporanea, post-cristiana, ha preso forma da una duplice dinamica: la prima è quella più antica che contrapponeva il sud latinizzato (romano) al nord barbaro, la seconda è l’asse, molto più tardivo, della divisione est-ovest. In questo modo la nozione di una “mappa nascosta dell’Europa” può far luce sugli elementi duraturi della sua cultura e sulla natura variegata della sua identità.

Come punto di partenza della sua argomentazione, il Prof. Cichocki ha scelto le parole che Giovanni Paolo II usò nel suo primo discorso fatto dalla Santa Sede: “I cardinali più importanti hanno scelto un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno scelto da una terra lontana, ma allo stesso tempo quanto siamo vicini attraverso la comunione nella nostra fede e tradizione cristiana”. Mettere l’accento su questa somiglianza e sulla condivisione della tradizione comune era assolutamente importante in un periodo in cui l’Europa era divisa dalla cortina di ferro e quindi nella morsa della divisione Est-Ovest. Il Papa, dall’altra parte della cortina di ferro, ha potuto fare appello all’eredità comune proprio grazie alla sua storia molto più antica e profonda.

Il Prof. Cichocki ha identificato la divisione tra Est e Ovest con il momento spartiacque della storia che è noto come Illuminismo, in cui aspetti centrali dell’identità europea hanno trovato nuovi ideali. A quel tempo, una forma precedente di divisione in qualche modo naturale sostituiva ciò che aveva avuto luogo fino a quel punto della storia. Era basata sui nuovi ideali di modernizzazione, progresso, razionalismo secolare ed etica utilitaristica. Questa nuova divisione era quindi, allo stesso tempo, più astratta e arbitraria secondo i principi politici, ma più profonda e più forte nel suo sistema di valori.

Giovanni Paolo II era, secondo il Prof. Cichocki, pienamente consapevole che questa divisione non aveva solo un orientamento geopolitico. Basandosi sull’eredità comune nel contesto della distanza tra la Polonia (geopoliticamente) dell’epoca e le sue radici culturali di influenza romana, fornisce una chiara e solida ragione per cui la cortina di ferro non fu in grado di superare la sfera della cultura, della religione e della tradizione.

Il Prof. Cichocki ha poi spiegato il modo in cui la divisione tra il sud latinizzato (romano) e il nord barbaro, che ha avuto luogo all’incirca da qualche parte tra il fiume Reno in Italia e il Danubio, è durata con la sua impronta sulla storia e la cultura europea, prendendo forma e spesso ritornando in varie forme. Durante l’epoca della Riforma e anche nelle recenti crisi finanziarie, è diventato evidente che, al di là delle ragioni economiche, le differenze radicate nella cultura politica e nelle strutture sociologiche tra i paesi del nord e del sud dell’Europa sono state rese evidenti.

A questo punto, il Prof. Cichocki ha ricordato le idee di Rémi Brague, che nei suoi scritti a partire dal suo libro Europa, la via romana ha espresso una linea di pensiero simile. Questo è che l’aspetto insolito della cultura europea, come espresso da Brague, ha le sue radici nell’accettazione indiretta dell’eredità civile di Atene e Gerusalemme da parte dei Romani (facendo uso di un simbolo straussiano), che hanno tradotto questa eredità nella loro lingua e cultura, trasmettendola infine alle popolazioni barbare del nord. Queste popolazioni, a loro volta, pienamente consapevoli delle loro radici piuttosto oscure, sono diventate europee per conversione, assumendo questo stesso modello sulla dinamica del Nord e del Sud.

Il concetto di translatio imperii, di cui un’incarnazione fu il successivo Sacro Romano Impero, si ricollega ulteriormente alla nozione, già menzionata dal Prof. Cichocki, di una mappa nascosta dell’Europa. È grazie a questo che i governanti tedeschi poterono sostenere le loro pretese di leadership europea in nome dell’universalismo cristiano. Tuttavia, la nozione di universalismo cristiano, che ha legato e plasmato la cultura europea nel corso dei secoli, ha iniziato a essere minata durante il periodo della Riforma. L’impero cristiano lasciò lentamente il posto a nuove forme di nazione. Secondo il Prof. Cichocki, è lecito pensare che la Riforma abbia aperto la strada all’assolutismo europeo.

La nozione di universalismo cristiano, che ha legato e plasmato la cultura europea nel corso dei secoli, ha iniziato a essere messa in crisi durante il periodo della Riforma.

Prendere la Polonia come esempio nel contesto presentato durante questa conferenza è molto appropriato, poiché il Prof. Cichocki ha dimostrato come la Polonia, i cui inizi come nazione sono strettamente legati alla conversione tramite battesimo, sembra essere un caso emblematico di questo processo descritto da Brague, di cui si è parlato in precedenza. Oltre alla forma politica, è l’orientamento culturale romano di scrittori e cronisti come Wincenty Kadłubek, di scrittori medievali e di pensatori rinascimentali come Stanisław di Skarbimierz e Paweł Włodkowic che ha articolato e plasmato la Polonia in un modo culturale e politico unico. Essendo un Paese del Nord, che non ha mai fatto parte dell’Impero Romano, la Polonia ha fatto proprie le esigenze del repubblicanesimo romano-latino e in questo modo si è radicata profondamente nella cultura del Sud. Ciò ha sostanzialmente contrapposto la Polonia al resto dei Paesi del Nord Europa, portandola a scontrarsi con gli ideali tedeschi di universalismo e con quelli del Sacro Romano Impero.

In questa prospettiva diventa chiaro perché il modello polacco di politica e di funzionamento sociologico, il repubblicanesimo, il cattolicesimo e l’approccio classico alla filosofia politica alla fine del XVIII secolo divennero oggetto di critica da parte di coloro che rappresentavano l’altro estremo polare, quello assolutistico, secolare e modernista.

In quanto Paese del Nord, non avendo mai fatto parte dell’Impero romano, la Polonia fece proprie le esigenze del repubblicanesimo romano-latino e in questo modo si radicò profondamente nella cultura del Sud.

La divisione dell’Europa secondo l’asse Est-Ovest ha fatto sì che la Polonia (nel migliore dei casi) diventasse una zona cuscinetto tra la Russia e la Germania, mentre l’originalità e l’unicità del modello polacco, che affondava le sue radici in fonti strettamente e riccamente legate all’antica Roma, lo rendevano più una zavorra di sostegno che una risorsa in sé.

Il Prof. Cichocki ha ricordato un libro di Larry Wolff intitolato “Inventare l’Europa dell’Est” e ha dimostrato come l’asse Est-Ovest sia stato in realtà delimitato in modo piuttosto arbitrario, poiché tale modo di dividere era volto a sostenere non a verificare le basi politico-filosofiche, ma a sostenere fattualmente la natura e la realtà della questione.

L’Europa dell’Est nasce quindi come polarizzazione rispetto all’Occidente razionale e illuminato, che in base a questa descrizione allineava i suoi fiorenti successi politici e le sue metodologie sociologiche. Questo modo di percepire la linea di demarcazione, così come le sue conseguenze dirette, ha pesato decisamente sul futuro destino della Polonia, e ha gettato via il modo vantaggioso e promettente di percepire una divisione europea della dinamica Nord e Sud, purtroppo trasformata nella macina senza appello e senza compromessi della prospettiva Est-Ovest che divide come in due blocchi separati.

Abbandonata al destino di modelli e forme di modernizzazione sovrapposti ed estranei alla Polonia, la Polonia perse non solo la sovranità e l’indipendenza, ma anche il contatto con le fonti vitali essenziali in cui aveva investito fino a quel momento il suo potere e la sua forza. Se a questo punto ricordiamo le citate parole di Giovanni Paolo II, pronunciate all’inaugurazione del suo pontificato, ci viene da sperare in una rinascita di un altro tipo di pensiero per l’Europa.

Secondo il Prof. Cichocki, la via da seguire per l’Europa del XXI secolo si trova nel modo in cui si sviluppano le relazioni tra gli aspetti cristiani della cultura e l’eredità di una civiltà post-cristiana. In quest’ottica, la rilevanza della nostra identità e della sua natura, pur mantenendo un buon senso di orientamento, diventa fondamentale per considerare la nozione qui proposta di una mappa nascosta o celata dell’Europa.

Traduzione: Tomasz Sosnowski

Il testo completo della lezione può essere trovato qui.