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JP2 Lectures // Jean-Luc Marion: The Phenomenological Openness of Revelation

Novembre 18, 2021 @ 4:30 pm

Iovedì 18 novembre si è tenuta all’Angelicum, Roma, un’altra conferenza proposta dell’Istituto di Cultura Giovanni Paolo II. Il discorso intitolato “Phenomenological Openness of Revelationn” è stato tenuto da Jean-Luc Marion – filosofo, professore alla Sorbona e all’Università di Chicago, e premio Ratzinger (soprannominato “Nobel per la teologia”). Il tema è stato introdotto al pubblico (sia in sala che davanti agli schermi dei computer) da fr. Serge-Thomas Bonino OP, decano della facoltà di filosofia dell’Angelicum.

Il professor Marion ha iniziato la conferenza con una considerazione sulla distinzione popolare tra le questioni della rivelazione e della fede. Ha ricordato che in virtù di questa separazione, la teologia poteva aspirare allo status di una scienza, formando affermazioni razionali, e persino a un’egemonia su tutte le altre scienze. Tuttavia, questo ha dato origine a una serie di problemi filosofici e teologici, e la loro risoluzione ha portato a una reinterpretazione della nozione stessa di Rivelazione. Questo può essere attestato nelle opere filosofiche dell’illuminismo francese e dell’idealismo tedesco.

Il ruolo della ragione e della razionalità in relazione alla religione e alla teologia, e i loro limiti nell’interpretazione della Rivelazione, si rifletteva anche nei dibattiti tra filosofi e teologi. La ragione è capace di concepire l’infinito, mentre essa stessa rimane finita? Quello che scopre la Rivelazione è vincolato da regole stabilite dalla ragione e dalla metafisica? Queste erano le domande principali, che servivano come punti di partenza per ulteriori indagini.

Marion ha ricordato i due approcci contraddittori alla ragione e alla volontà nel contesto della fede: quello cartesiano e quello formulato da Blaise Pascal; quest’ultimo ha dato all’amore un ruolo superiore nella ricerca della verità. Essa si rivela al nostro cuore grazie allo Spirito Santo, e l’amore diventa una condizione per ottenere la conoscenza di ciò che non può essere concepito dalla ragione.

Le conseguenze di questa inversione di paradigma hanno portato Marion a presentare la l’ulteriore chiave della conferenza – “attrazione”. Nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù dice: “Nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira”. (6: 44). La volontà è dunque una condizione necessaria della fede – allo stesso modo, nelle 8 Beatitudini, “chi ha fame e sete” sarà “saziato”. La fede è dunque inseparabilmente legata all’attrazione, al desiderio di piacere, alla nobilitazione – in una parola, all’amore.

Quali sono le conseguenze di questa linea di pensiero per la comprensione teologica dell’Apocalisse? In questa luce, secondo Marion, il Padre attrae il Figlio, così che il Padre si manifesta nel Figlio. È dunque la Volontà, non la Ragione, che riceve il primo stimolo. Inoltre, solo la Rivelazione così concepita permette di vedere Gesù come Figlio del Padre – come dice Marion, “il segno visibile dell’invisibile”. Così, le conseguenze epistemologiche sono già molto chiare.

Marion nota una terza conclusione importante, che considera ancora più decisiva. Poiché è impossibile vedere ciò che è scoperto dalla Rivelazione senza la volontà rettamente ordinata, e la condizione necessaria per questo è l’amore, allora, quando si parla della Rivelazione, essa risulta essere la stessa cosa dell’amore e dell’attrazione. La differenza cruciale tra la conoscenza ottenuta dalla Rivelazione e la conoscenza ottenuta dalla ragione sembra risiedere in questo.

Nella parte seguente della conferenza Marion ha presentato le prospettive della filosofia basata sulla logica aristotelica di fronte alla fenomenologizzazione del Logos, che è descritta nel prologo del Vangelo di San Giovanni. Perché la filosofia incontra qui delle aporieinevitabili? Come sostiene Marion, la metafisica studia il fenomeno come un oggetto, mentre il Logos è qui mostrato come un uomo, il cui statuto è irriducibile a un oggetto. La filosofia risponde a questo problema con il postulato fenomenologico, che accetta l’apparizione della cosa in sé, indipendentemente dalle condizioni a priori dell’esperienza, nell’intuizione, come oggetto piuttosto che come fenomeno.

Tenendo conto delle definizioni fenomenologiche, mostra Marion, possiamo facilmente notare che Cristo soddisfa le condizioni di un fenomeno saturo: proprio per l’abbondanza dell’amore, che, per la sua natura paradossale, impone un senso di impossibilità, lasciando l’io del testimone senza parole, senza parole e per esprimerlo e senza nozioni per concepirlo.

Concludendo , il prof. Marion ha delineato le prospettive che si aprono con la fenomenologia e che possono risolvere le aporiaedella filosofia e della teologia, menzionate nella prima parte della conferenza. In che modo la Rivelazione si manifesta come necessariamente in contraddizione con le condizioni a priori dell’esperienza? Secondo Marion, è la fenomenologia, e non la metafisica classica, che può aiutarci a risolvere questi dubbi.

Traduzione: Paweł Trzciąkowski

Il testo completo della lezione può essere trovato qui.

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Data:
Novembre 18, 2021
Ora:
4:30 pm