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Conferenza pubblica // George Weigel: To Sanctify the World: The Vital Legacy of Vatican II

Dicembre 7, 2022 @ 4:30 pm - 6:15 pm

Mercoledì 7 dicembre, presso l’Angelicum di Roma, si è tenuta una speciale lezione aperta dal titolo: “Santificare il mondo: L’eredità vitale del Vaticano II”, tenuta dal professor George Weigel. Il pubblico riunito in sala e davanti agli schermi dei computer è stato introdotto all’argomento da P. Cezary Binkiewicz OP, Direttore dell’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II dell’Angelicum di Roma.

 

La risposta alla domanda sulla necessità di un tale cambiamento, e quindi anche sull’importanza cruciale del Vaticano II, fu data, secondo il Prof. Weigel, da John Henry Newman meno di nove decenni prima dell’inizio delle deliberazioni. Newman sottolineò infatti che il cristianesimo non aveva mai dovuto affrontare nella sua storia la sfida di un mondo irreligioso. I pagani, per quanto lontani dalla verità, credevano comunque nell’esistenza di una realtà trascendente – e il cristianesimo era in grado di affrontare e confutare i loro argomenti. La nuova, secondo le parole di Newman, “epidemia di mancanza di fede”, tuttavia, era qualcosa di diverso, una manifestazione specifica della degenerazione della cultura occidentale e dell’emergere di un mondo privo di scopi, concentrato sulla propria soddisfazione – un mondo claustrofobico, chiuso in se stesso, che non permette alla voce di Dio di entrare in sé.

Come ha affermato il Prof. Weigel, la persona particolarmente adatta a comprendere la natura di questa crisi fu Giovanni XXIII. Grazie alla sua conoscenza storica, alla sua esperienza della Prima Guerra Mondiale e ai suoi numerosi viaggi in Europa, questo papa giunse alle stesse conclusioni che il valente teologo tedesco Joseph Ratzinger aveva formulato nel 1958: la Chiesa, che un tempo aveva convertito i pagani, era diventata essa stessa popolata da loro. È questo senso di profonda crisi di civiltà che sta alla base della decisione di Giovanni XXIII di convocare il Concilio Vaticano II. Non si trattava di combattere l’eresia, ma di trovare risposte alla minaccia dell’homo irreligiosus.

Una delle risposte chiave alle domande sulle cause della crisi (che anticipava le conclusioni successive di Giovanni XXIII) fu data dal vescovo Karol Wojtyła. Egli indicò la minaccia rappresentata dal solipsismo cartesiano, dal declino della metafisica e dal trionfo di un’epistemologia chiusa, che avrebbero portato al comunismo, al nazismo e ad altre deformazioni del pensiero umano. Per salvare il progetto umanista occidentale, il Concilio, secondo Wojtyla, doveva rimettere Gesù Cristo al centro della dottrina della Chiesa. Doveva allontanarsi dalla tradizione della Controriforma, incentrata sull’ecclesiologia, e intraprendere una missione di evangelizzazione cristocentrica.

Questo era anche il punto di vista espresso da Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura del Vaticano II “Gaudet Mater Ecclesia”. In esso, il Papa si appellava al risveglio di una nuova energia evangelizzatrice, alla diffusione della Buona Novella, sottolineando che questo percorso è coerente con lo sviluppo organico del cattolicesimo, con l’interpretazione del paradigma permanente della Chiesa, con Cristo al centro.

Il Prof. Weigel ha poi sottolineato l’importanza di due documenti fondamentali del Vaticano II: “De Verbum” e “Lumen Gentium”. Il primo documento afferma coraggiosamente che non viviamo in un mondo in cui la Parola di Dio non ci raggiunge – al contrario, il fatto che Dio ci abbia parlato ci insegna qualcosa non solo su di Lui, ma anche su di noi – cioè che possiamo ascoltare la Parola di Dio, incontrarla, riceverla ed essere trasformati da essa. Che non siamo solo il risultato del caso o di processi biologici e chimici senz’anima.

La “Lumen Gentium”, a sua volta, ha sottolineato che è la Chiesa che esemplifica l’autentica comunità di persone, basata su una fede comune. Il sacramento dell’unità dell’umanità.

Il Prof. Weigel ha sottolineato che il Vaticano II non ha lasciato una chiara chiave di lettura del suo insegnamento. Spettava a Giovanni Paolo II e a Benedetto fornircela. Sono stati loro a sviluppare l’idea della Chiesa come comunità di discepoli. Sono stati loro a sottolineare che il cristianesimo inizia con una relazione personale, con l’amicizia con Cristo, che però porta immediatamente una persona nella comunità degli altri amici di Gesù, la trasforma in una cellula viva del grande corpo della Chiesa, che esiste non per se stessa, ma per trasmettere agli altri il dono ricevuto.

Secondo il Prof. Weigel, la vitalità del cattolicesimo continua proprio dove vive il messaggio del Vaticano II, esposto da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI in uno spirito di sviluppo organico e di continuo approfondimento della comprensione degli insegnamenti di Cristo. A sua volta, la Chiesa sta morendo laddove il Vaticano II viene interpretato come un fondamentale cambiamento di paradigma del cattolicesimo, come il suo adattamento alle esigenze dello spirito dei tempi e della realtà che ci circonda.

Concludendo il suo intervento, il Prof. Weigel ha sottolineato la grande importanza del Vaticano II, il cui insegnamento ci permette non solo di combattere la crisi della modernità, ma anche di comprendere il ruolo fondamentale della Chiesa, che è quello di santificare il mondo, portando gli altri uomini in una comunità di fratellanza con il Figlio di Dio.

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George Weigel – Filosofo e teologo cattolico americano. È Distinguished Senior Fellow del Washington Ethics and Public Policy Center. George Weigel è autore di oltre venti libri. Il primo volume della sua biografia di Papa Giovanni Paolo II, Witness to Hope, è stato un bestseller del New York Times e i suoi scritti sono apparsi in numerose pubblicazioni, tra cui il Wall Street Journal.

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Data:
Dicembre 7, 2022
Ora:
4:30 pm - 6:15 pm