La Chiesa contemporanea è in crisi? Una sintesi del seminario del prof. George Weigel all’Angelicum (2021 Dic. 10)

Venerdì 12 dicembre, George Weigel – noto pensatore cattolico e biografo di Giovanni Paolo II, affiliato all’Ethics and Public Policy Center – ha condotto il seminario “La Chiesa contemporanea è in crisi?”. Tra i partecipanti c’erano gli studenti del corso “JP studies” e i dottorandi dell’Angelicum in filosofia e teologia.

Attraverso 2000 anni della sua storia, la Chiesa si è trovata quasi incessantemente ad affrontare cambiamenti e perturbazioni più o meno difficili. Una prova convincente di ciò è nella vivida immagine del naufragio di San Paolo negli Atti degli Apostoli – ha notato George Weigel al seminario organizzato dall’Istituto di Cultura Giovanni Paolo II all’Angelicum di Roma.
All’inizio il prof. Weigel ha spiegato che l’attuale crisi della Chiesa cattolica non dovrebbe essere considerata come una situazione straordinaria – durante 2000 anni della sua storia, la Chiesa ha dovuto affrontare quasi incessantemente cambiamenti e perturbazioni più o meno difficili. Una prova convincente di ciò si trova negli Atti degli Apostoli – l’unico volume dedicato alla storia del cristianesimo che i credenti considerano divinamente ispirato – nella drammatica descrizione del naufragio di San Paolo. Il biografo di Giovanni Paolo II ha sostenuto che le sfide storiche costituiscono una prova di fede e una chiamata all’azione per i cristiani.

Perché la Chiesa sta vivendo così tante difficoltà oggi? Secondo il prof. Weigel, per capire bene la crisi attuale, essa dovrebbe essere vista alla luce delle precedenti trasformazioni avvenute nel cristianesimo. L’autore di Witness to Hope ha elencato alcuni momenti determinanti per la Chiesa, che hanno preceduto la situazione contemporanea. Il primo è stato il passaggio dalle comunità cristiane primordiali alla formazione della Chiesa primitiva, che ha avuto luogo intorno al 70 d.C., insieme alla distruzione del Tempio di Gerusalemme. La successiva svolta fu il regno dell’imperatore Costantino il Grande, che aprì la strada al periodo patristico del cristianesimo, fornendo alla dimensione kerigmatica il lavoro intellettuale di formulare i fondamenti dogmatici della fede. Questo avvenne attraverso il dialogo dei grandi padri della Chiesa con la tradizione della filosofia greco-romana.

Nei secoli successivi, la Chiesa raggiunse la sua piena maturità intellettuale e diede vita alla prima, sostanziale sintesi della cultura intellettuale e materiale europea, che produsse i frutti della filosofia scolastica e dell’arte gotica. Una grande spaccatura nell’universo cristiano avvenne con la Riforma, che portò a sua volta all’emergere di un cattolicesimo specifico e controriformista. Il suo obiettivo principale era la sopravvivenza e fornire una risposta alle successive ondate di rivoluzioni moderne liberali, sociali e religiose.

La presa di coscienza delle nuove sfide che il mondo cristiano deve affrontare è stata rafforzata dalle conquiste del Concilio Vaticano II e dall’eredità intellettuale di Giovanni Paolo II.

Il processo di disordine storico che la Chiesa stava vivendo si è concluso con il passaggio dal modello della controriforma al periodo della Nuova Evangelizzazione, iniziato durante il pontificato di Leone XIII. In quel momento la modernità cessò di essere considerata come un avversario della Chiesa, ma piuttosto come un’opportunità per rinnovare le fonti della fede, che chiunque segua Gesù è chiamato a propagare. La consapevolezza delle nuove sfide che il mondo cristiano deve affrontare è stata rafforzata dalle conquiste del Concilio Vaticano II e dall’eredità intellettuale di Giovanni Paolo II.

Il Prof. Weigel ha sottolineato che un nuovo modello di cattolicesimo, che si impegna in un dialogo creativo, anche se a volte critico, con la modernità, si sta sviluppando in circostanze storiche abbastanza particolari. La fede religiosa basata sulle fonti bibliche ha cessato di essere un fattore determinante dell’identità occidentale, e l’identità nazionale ed etnica non è più un luogo di trasmissione di atteggiamenti religiosi. Questo porta alla questione dell’approccio dei cattolici alle tendenze modernizzatrici, dato che le possibilità di dialogo con esse si riducono.

Da un lato, questa crisi ha suscitato la risposta del “cattolicesimo liquido” – analogia di Weigel con la “modernità liquida” di Zygmunt Bauman – che sta cedendo successivamente gli elementi della propria integrità spirituale, adattandosi alle principali tendenze della modernità, come avviene in Germania, Svizzera e Olanda. Secondo il biografo di Giovanni Paolo II, questa è una strada che non porta da nessuna parte: un cristianesimo diluito è una visione del mondo che, alla fine, non è attraente per nessuno, e porta direttamente alla disgregazione delle comunità cattoliche.

A ciò si oppone la visione del “muro di ferro” del cristianesimo, che definisce con precisione i limiti della sua integrità dottrinale, ed è molto chiaro su ciò che può accettare nel dialogo con la modernità. George Weigel ha elogiato questo approccio e ha sottolineato che vede una grande speranza nella nuova formazione dei laici – giovani che rifiutano le assurdità intellettuali del mondo post-moderno, guidati dal senso di responsabilità per il futuro della Chiesa, in cui hanno una parte attiva.

Le riflessioni del Prof. Weigel sono state seguite da una vivace discussione sullo stato del cattolicesimo moderno e sulle varie strategie che possono essere adattate sia dai laici che dal clero. Dariusz Karłowicz – il fondatore di “Teologia Polityczna” e l’iniziatore dell’Istituto di Cultura Giovanni Paolo II – ha fornito alla conferenza una panoramica filosofica delle categorie attraverso le quali la Chiesa comprende se stessa.
L’autore de “L’arciparadosso della morte” ha sottolineato che uno dei problemi significativi della Chiesa oggi è l’incorporazione delle nozioni dei discorsi moderni: il liberalismo – che nega la dimensione politica della natura umana e di conseguenza impedisce una sana ecclesiologia; la sociologia – sostituendo le categorie dell’economia della salvezza con la prospettiva dell’utilitarismo materiale; la teoria critica – le cui radici risalgono al grande propagatore dell’”ermeneutica del sospetto”, Nietzsche. Per Dariusz Karlowicz, è proprio l’interpretazione della realtà in una prospettiva di dominio e di violenza nascosta che provoca la paralisi dell’approccio affermativo alla realtà, che era l’elemento chiave del pensiero classico, da Aristotele a San Tommaso.