Da Cracovia a Roma: Giovanni Paolo II nelle fotografie di Adam Bujak

Da Cracovia a Roma: Giovanni Paolo II nelle fotografie di Adam Bujak

L’Istituto Adam Mickiewicz, l’Istituto Polacco di Roma, l’Istituto di Cultura “Giovanni Paolo II” di Roma e il Museo Nazionale di Cracovia invitano a visitare la mostra 

“Giovanni Paolo II, da Cracovia a Roma, negli scatti di Adam Bujak” all’Angelicum di Roma. La mostra commemora il centenario della nascita del pontefice e la Giornata del Papa.

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Poco meno di duecento scatti che immortalano momenti straordinari della storia contemporanea della Polonia. Momenti di euforia collettiva, ma anche di raccoglimento e di unità, i maggiori punti di forza della società polacca del tempo. Immagini che testimoniano il cammino percorso del cardinale di Cracovia fino al soglio pontificio, ma offrono anche un ritratto della Polonia e di Cracovia, la città tanto amata da Adam Bujak. Vorrei che quella forza fosse sotto gli occhi di chi non ha minimamente presenti i fatti grandiosi avvenuti allora a Cracovia – scrive l’autore che a quei fatti partecipò in prima persona 

 

Le fotografie di Adam Bujak ci riportano in mezzo alla folla, ci fanno rivivere il fervore collettivo del Millennio del Battesimo della Polonia, della costruzione della chiesa dell’Arca del Signore, della processione alla Skałka, della Marcia Bianca. E non mancano gli scatti eseguiti nella stanza privata del cardinale Wojtyła nel Palazzo vescovile e le istantanee degli incontri con la popolazione.

 

La mostra abbraccia il periodo dal Millennio del Battesimo della Polonia (1966), di cui fu artefice il cardinale Stefan Wyszyński all’ultimo viaggio apostolico di papa Giovanni Paolo II in patria (2002). Il fotografo si concentra soprattutto sui momenti cracoviani della biografia del pontefice e lo ritrae prima come metropolita, cardinale e, poi, come Giovanni Paolo II, in visita a Cracovia nel corso dei suoi pellegrinaggi.

 

L’opera di Adam Bujak è profondamente legata alla Chiesa Cattolica e ha sempre toccato la dimensione spirituale dell’uomo. L’autore non ha mai nascosto le sue convinzioni religiose e, sempre con la macchina fotografica al seguito, ha frequentato in prima persona le cerimonie religiose. Le sue inquadrature, sempre molto ravvicinate indagano la sfera del sacro e il senso di comunità in cui si riconoscono i fedeli. Spiritualità e misticismo aleggiano in quegli scatti contemplativi in cui c’è tutta la bellezza della natura e di Cracovia. Il soggetto, declinato nel classico stile della fotografia, fa sentire allo spettatore che l’autore sia immerso direttamente nel momento in cui si trova, è parte di una comunità più grande e questo lo mette in condizione di cogliere nel dettaglio il rituale e il cerimoniale religioso. Come sottolinea la curatrice della mostra, Magdalena Święch: La fotografia non è entrata per caso nella vita di Adam Bujak. La scelta della macchina fotografica come strumento di lavoro primario gli fu dettata dal fascino per un particolare tipo di cose. Quando incontrò la ritualità religiosa, Bujak decise di approfondirne l’essenza. Assistendo alle cerimonie si identificava con i protagonisti dei suoi scatti, ne provava le stesse sensazioni. Così la documentazione fotografica diventa qualcosa di più di una superficiale nota di cronaca.

 

Nel ritratto corale di un’intera nazione, in primo piano c’è, naturalmente la figura di Karol Wojtyła, che Adam Bujak fotografò per oltre 40 anni e, come sottolinea, lui stesso è stato il protagonista assoluto di tutta la sua opera, così come lo è stato per Arturo Mari, da molti considerato il fotografo personale del pontefice. Al primo scatto, eseguito nella cattedrale del Wawel nel 1958, ne sarebbero seguite diverse migliaia di cui molti ritraggono Karol Wojtyła come un uomo comune, estimatore della modestia e del minimalismo. 

 

Negli anni in cui procurarsi un rullino fotografico comportava ore e ore di fila, ogni scatto doveva essere meditato. E pensare che Adam Bujak i suoi scatti li eseguiva a uso esclusivamente personale, perché nella Repubblica Popolare nessuno li avrebbe pubblicati. Solo dopo il crollo della cortina di ferro sarebbero divenuti una testimonianza inestimabile per noi tutti.

 

La mostra è accompagnata da un catalogo completo e riccamente illustrato a cura delle Edizioni MNK che integra le memorie dell’autore. Le immagini sono ordinate cronologicamente e corredate da didascalie sulle vicende storiche della Cracovia della seconda metà del XX secolo. Nel catalogo ritroviamo i ritratti in cui Adam Bujak ha fissato gli sguardi di di Karol Wojtyła pieni di calore, disponibilità e affetto nei confronti del prossimo. Riconosciamo la sua volontà incrollabile di edificare una comunità, gli effetti delle sue iniziative personali e di quelle condivise con il cardinale Stefan Wyszyński o il cardinale Franciszek Macharski. Ammiriamo la calma e il carisma di Karol Wojtyłа, prima come arcivescovo, poi cardinale e, infine, papa Giovanni Paolo II in visita a Cracovia durante il primo pellegrinaggio in Polonia, il cui ricordo chiude l’album.

 

La mostra fotografica di Adam Bujak documenta l’opera del cardinale Karol Wojtyła quand’era arcivescovo di Cracovia e il legame straordinario tra il futuro Pontefice e la nostra città. Il cardinale è ritratto mentre organizza il Millennio del Battesimo della Polonia, aiuta a edificare la chiesa dell’Arka del Signore a Nowa Huta e si cala nella vita quotidiana della città partecipando alle cerimonie religiose, incontrandone gli abitanti. Molti scatti della collezione sono esposti per volta prima nel Museo Nazionale di Cracovia. Spiccano, tra tutti, il ciclo della traslazione nella Cattedrale del Wawel dei resti di re Kazimierz Jagiellończyk e della consorte Elżbieta Rakuszanka e le foto della stanza  privata dell’arcivescovo con un paio di sci accanto alla scrivania. Gli scatti di Adam Bujak, con il loro straordinario valore artistico, sono solo una ricostruzione della figura del cardinale Karol Wojtyła, ma anche  un reportage sulla Cracovia degli anni Sessanta e Settanta, la città in cui si plasmò la fede del futuro santo della Chiesa cattolica che ne amò, com’ebbe a confessare, ogni singola pietra, ogni singolo mattone.

 

Prof. Dr Andrzej Szczerski, direttore del Museo Nazionale di Cracovia

 

Le fotografie esposte rappresentano per Adam Bujak un viaggio nel passato e l’occasione per rincontrare colui che è stato la sua guida spirituale. Sono il suo desiderio di rivivere quelle straordinarie vicende. Un processo in cui la cronologia degli eventi cede il passo al ricordo dei momenti che hanno suscitato la commozione e il fascino dell’autore.

Magdalena Święcek, curatrice della mostra

Bujak definisce la sua fotografia „concreta” Ciò che più conta, nel suo caso, è il desiderio di conoscere, un afflato che si scarta dall’osservazione asettica del reportage. È una fotografia che fa della macchina un luogo di rifugio delle esperienze spirituali proprie e altrui destinate all’oblio. Un soggetto che fa stringere il cuore e la volontà di immortalare un momento irripetibile. Se manca tutto questo, dice Bujak non vale la pensa di azionare lo scatto. L’aspetto tecnico della fotografia è per lui secondario. L’autore è interessato soprattutto alla semplicità della composizione, alla nitidezza dell’inquadratura, gli elementi che determinano la comprensibilità del messaggio. E il messaggio non può soffrire di interferenze provocate da una prospettiva distorta o da un’eccessiva esuberanza dei mezzi espressivi.

Magdalena Święch, curatrice della mostra

 

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