Traiettorie del Vaticano II nella teologia di San Giovanni Paolo II. Una conferenza tenuta dal prof. John Cavadini
Venerdì 26 febbraio si è tenuta un’altra conferenza dell’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II all’Angelicum, l’Università Pontificia di San Tommaso d’Aquino a Roma. La conferenza era intitolata ‘Traiettorie del Concilio Vaticano II nella teologia di S. Giovanni Paolo II ed è stata tenuta dal Prof. John Cavadini, professore di teologia all’Università di Notre Dame e direttore del McGrath Institute for Church Life.
Questa conferenza, della serie di conferenze su S. Giovanni Paolo II, è stata presentata da P.Dominic Holtz OP, Vice Decano del Dipartimento di Filosofia dell’Angelicum che ha ringraziato i donatori dell’istituto e ha menzionato i futuri eventi che si terranno. Ha dato la parola a Dariusz Karłowicz che ha presentato il nostro ospite al suo pubblico e ha introdotto i temi da discutere.
Aprendo il dibattito con gli effetti contemporanei del Concilio Vaticano II, il Prof Cavadini ha iniziato con la crisi della modernità, alla luce della costituzione conciliare Gaudium et Spes. Ha richiamato la nostra attenzione su come questa diagnostica la nostra condizione umana nel mondo di oggi, e ha spiegato la scelta delle parole usate nel descrivere gli effetti e le cause della crisi. La Gaudium et Spes ci invita a renderci conto di quali sono i “segni dei nostri tempi” e sottolinea come la modernità sia “una nuova era nel funzionamento del nostro mondo”. Uno dei segni principali è quello che fa luce su ciò che attiva e muove la mente e spiega anche l’ansia e la preoccupazione che ne derivano, ha sottolineato il Prof Cavadini.
Le risposte a questa crisi, soprattutto una crisi di umanità e di dignità umana, sono date dalla chiesa con la sua saggezza ispirata e accumulata nei millenni. Soprattutto la responsabilità di sostenere gli insegnamenti sulla dignità umana affidati alla chiesa, incentrati sull’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio e sull’incarnazione di Cristo, e di farli conoscere al mondo nell’affrontare le sfide che la chiesa deve affrontare nel mondo contemporaneo. Questa missione è espressamente dichiarata e intrapresa nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes il cui sottotitolo recita “La Chiesa nel mondo moderno”.
Per affrontare questa sfida a testa alta, la Chiesa deve cercare una causa e una comprensione di questi problemi che portano alla crisi della modernità menzionata all’inizio della conferenza. Tra le altre metodologie, li identifica nella crescente disarmonia tra i progressi tecnologici ed educativi e l’indebolimento dei nostri sensi morali e la perdita non solo dei valori cristiani ma, come sottolinea S. Giovanni Paolo II, dei valori umani in generale, essendo questi compresi naturalmente o dalle norme umane di comprensione indipendentemente dalle sfide che ne derivano. Il progresso permette davvero di ottenere grandi cose, come partecipare al miglioramento della qualità della vita o alla diminuzione della sofferenza, ma senza una direttiva morale superiore tutto questo può rivoltarsi contro qualcuno. Può finire per condurre una persona alla schiavitù piuttosto che alla libertà, cosa che ci mostrano non solo le lezioni storiche ma anche quelle contemporanee. Si può quindi osservare come nel guadagnare da questi frutti del progresso, non è tutto equamente distribuito e così le crescenti disuguaglianze rappresentano una delle cause principali di questa grande crisi che affronta la dignità degli esseri umani.
Non c’è dubbio che la rivendicazione del progresso non squalifica né sostituisce le antiche domande sulla natura umana e sul destino, né sul bene e sul male, né sulla natura della nostra anima o della morte. Le risposte che la Chiesa fornisce devono quindi essere costantemente ripetute. Il problema fondamentale sembra essere quello di articolarle bene nel linguaggio della nostra cultura contemporanea. Condurre un dialogo nello spirito dei Vangeli paradossalmente non è altro che un dialogo che sgorga direttamente dal cuore dell’uomo. Nello spirito e nella mente del Concilio Vaticano II, questa è la risposta alla crisi della modernità per quanto riguarda lo status umano categorizzato in modo tale da far risuonare ogni cuore umano indipendentemente dalla sua fede, ha concluso il Prof Cavadini.
Durante il suo pontificato S. Giovanni Paolo II ha sviluppato le idee proposte dal Concilio Vaticano II e ha cercato inoltre di comunicarle in dialogo con il mondo contemporaneo in modo da precludere ogni relativismo. Il Prof. Cavadini ha ricostruito questo modello di dialogo rispetto all’enciclica Evangelium Vitae. Secondo lui, essa ritrae meravigliosamente la dinamica nelle relazioni degli insegnamenti secolari della Chiesa con il mondo contemporaneo. Giungendo alla questione dell’aborto, Giovanni Paolo II si riferisce a esperienze che sono comuni a tutti gli uomini con la speranza che la missione evangelica universale e l’antropologia cattolica diventino accessibili e chiaramente percepibili sia per i fedeli che per chi non ha fede. Sostenere la gratitudine e l’amore per la vita umana e correlare questo con filosofie che danno priorità al “semplice essere” invece di acquisire e guardare la persona come un oggetto per il profitto, può avvenire anche senza tenere conto delle rivelazioni del cristianesimo, anche se questo è la fonte perenne di gioia e speranza per i fedeli, ha sostenuto il Prof Cavadini.
Dare la possibilità di un tale spazio qui per il dialogo, e presentare un’opportunità per esprimere la speranza cristiana nel linguaggio umano contemporaneo, senza doverla necessariamente condurre all’interno di un quadro confessionale esplicitamente cristiano, è una grande conquista di Giovanni Paolo II secondo il Prof Cavadini. Questo sforzo, verso il quale il Concilio Vaticano II incoraggia tutti noi, è un dovere della chiesa non perché sia la strada per superare i problemi posti dal modernismo ma perché si basa semplicemente sul Vangelo – la buona novella- che alla chiesa è stata affidata e predicata al mondo intero. In questo quadro, grazie a S. Giovanni Paolo II che ce l’ha permesso per un dialogo pacifico, non corriamo il rischio di essere travisati o mal interpretati dallo spirito attuale del nostro tempo, e al contrario può fiorire nel cuore della gente e aiutarci tutti a superare i problemi che derivano dalla sofferenza che viene con la crisi della modernità. La cultura contemporanea del pluralismo nel nostro mondo secolare può davvero essere ricettiva alle sensibilità qui presentate, che sono molto arricchite dalla luce delle rivelazioni cristiane portando più ammirazione e allo stesso modo gratitudine anche se di per sé non sarà sufficiente a reggere la questione. Il ‘lievito’ della chiesa è necessario per diagnosticare adeguatamente i problemi e le questioni portando chiarezza al dibattito sui valori qui presentati, al fine di attivare la nostra coscienza morale, ha spiegato il Prof. Cavadini.
Concludendo, il Prof Cavadini si è richiamato all’eroico testamento dei martiri cristiani, così come ha fatto S. Giovanni Paolo II nella sua enciclica Veritatis Splendor. Capita di gettare nuova luce su quello che noi consideriamo il diritto umano. In linea con S. Giovanni Paolo II, il Prof Cavadini osserva come il martirio di Cristo e dei suoi apostoli getti una luce diversa su coloro che hanno dato la vita per i valori universali, non essendo cristiani. Infatti il Papa ha evidenziato che i cristiani non detengono il brevetto del bene morale. S. Giovanni Paolo II si rivela qui molto abile nello sviluppare la sua interpretazione del dialogo proposto dal Concilio Vaticano II rimanendo fedele ad esso, e alle sue radici che derivano dalla Lumen Genitum (la luce delle nazioni) – cioè Cristo che illumina la chiesa come neonato per l’umanità e attraverso questa per il mondo intero, ha riassunto il Prof Cavadini in chiusura del suo commento.
Vi invitiamo tutti alla prossima conferenza della nostra serie di conferenze Giovanni Paolo II “Teologia politica da San Tommaso d’Aquino a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI” del Francois Daguet OP il 24 marzo alle 14:30 (CET).
Traduzione italiana Marta Neri